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L’Autoritratto di Antonio D’Este venne eseguito con ogni probabilità nel secondo decennio del XIX secolo, per Pavanello (1990) verso il 1812 mentre per la Moschini Marconi (1970) intorno al 1815. L’elegante busto in marmo venne donato all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1839 dal figlio dello scultore, Giuseppe, nell’intento di mantenere viva la memoria del padre nel luogo dove aveva compiuto i suoi studi artistici. Nel XIX secolo l’opera venne esposta nella sala delle sedute (Selvatico 1859), per essere successivamente esclusa dal percorso espositivo, sorte occorsa a quasi tutte le sculture del museo a partire dal 1895, in occasione del nuovo allestimento di Cantalamessa, e continuata nel corso del Novecento.

Specializzato nel genere del ritratto, D’Este è oggi noto soprattutto per la sua biografia di Antonio Canova, pubblicata postuma nel 1864. L’Autoritratto mostra come la produzione dell’artista, dapprima rivolta a modi naturalistici, in questa fase viri verso esiti più idealizzanti. Lo scultore indugia soprattutto nella descrizione dei capelli e delle lunghe basette che incorniciano il volto dall’espressione sicura e serena.