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Dal 9 maggio sono fruibili al pubblico cinque nuove sale all’interno del percorso museale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia L'apertura di cinque nuove sale rappresenta il raggiungimento di un primo traguardo all’interno dell’ambizioso progetto di allestimento museale dell'intero piano terra delle Gallerie dell'Accademia, dopo che un lungo restauro architettonico lo ha reso disponibile per l’ampliamento delle collezioni museali. In questi nuovi spazi saranno ospitate le opere del Sei, Sette e Ottocento, compresi dipinti mai prima esposti. Si tratta della prosecuzione del percorso che prende avvio dal primo piano, dove si illustra lo sviluppo della pittura veneta dal Trecento al Cinquecento, accompagnato da una dotazione tecnologica per un’esperienza del visitatore più interattiva e un’applicazione per accedere a contenuti multimediali da dispositivi mobili così da rendere la visita adatta ad ogni genere di pubblico. Non ultima la creazione di una vera e propria classe digitale per le scuole che vogliono realizzare attività didattiche all’interno del museo. Il progetto scientifico, coordinato da Giovanna Damiani, già Soprintendente del Polo museale veneziano, è stato predisposto da Giulio Manieri Elia, Direttore del Museo, Roberta Battaglia, Vicedirettore, Sandra Rossi, Curatrice delle collezioni del Rinascimento e dell'Ottocento, con l'amichevole collaborazione e consulenza di vari studiosi tra cui Bernard Aikema, Massimo Favilla, Vincenzo Mancini, Stefania Mason, Giuseppe Pavanello, Ruggero Rugolo.

Nelle nuove sale sono presentate 46 opere, disposte - novità assoluta per il museo - non secondo un ordine cronologico bensì per nuclei tematici, soluzione quest’ultima ritenuta più idonea alla fruizione da parte di un ampio e variegato pubblico.

La prima sala introduce il visitatore alla conoscenza del museo: grazie alle postazioni multimediali messe a disposizione da Samsung vengono rese fruibili tutte le informazioni necessarie per agevolare la costruzione di un percorso di visita ed approfondire la conoscenza delle opere esposte in queste prime sale.  Uno spazio all’interno del medesimo ambiente ospita la Smart Classroom: qui studenti di ogni età e nazionalità potranno assistere a lezioni dedicate ad approfondimenti conoscitivi sulle collezioni del museo, la sua storia, la storia dell'arte veneta, resi ancora più accessibili ed efficaci grazie al supporto delle nuove tecnologie multimediali. Ciascuna delle nuove sale espositive è dotata di due totem multimediali: il primo fornisce informazioni generali sulla sala e chiarisce quale sia il filo conduttore che collega le opere tra loro; il secondo permette al visitatore di consultare le singole schede ed avere maggiori informazioni sugli artisti con livelli di approfondimento diversi.

La seconda sala, la prima espositiva, ha un carattere – per così dire - introduttivo poiché vuole rievocare, all'inizio del percorso, le origini più remote della collezione museale, nata come raccolta accademica a scopo didattico. Sono qui infatti esposti ritratti raffiguranti artisti vissuti tra Sette e Ottocento, che furono anche membri dell’Accademia veneziana: da Luigi Crespi a Francesco Hayez, entrambi presenti con autoritratti; da Francesco Maggiotto, primo maestro di Hayez, ritratto accanto a due allievi, a Ludovico Lipparini, maestro di Tranquillo Cremona e di Antonio Zona, anch’essi qui presenti. La terza sala, è dedicata alla grande pittura veneziana dei soffitti, uno dei più alti raggiungimenti artistici della scuola pittorica veneta. Esponendovi il celebre dipinto di Veronese, raffigurante Cerere e Ercole che rendono omaggio a Venezia, si è voluto riprendere il percorso interrotto al primo piano, che si conclude appunto con opere del Cinquecento e sottolineare al contempo la grande intuizione di Tiepolo che, ricollegandosi a Veronese, suscita il miraggio del raggiungimento di un secondo Rinascimento veneziano già evidente agli occhi dei suoi contemporanei. La sala riunisce inoltre alcuni importanti bozzetti elaborati da Tiepolo e da altri artisti veneti del Settecento (Guarana, Bortoloni) in relazione ad imprese decorative destinate ad ornare soffitti di edifici ecclesiastici e di palazzi nobiliari veneziani, favorendo una riflessione sull’elaborazione delle composizioni dal piccolo al grande formato.

La quarta sala, cui introduce il ritratto del collezionista Luigi Molin realizzato da Tiberio Tinelli, è dedicata al collezionismo seicentesco per ricordare come Venezia sia stata tra i primi centri italiani a sviluppare, a partire dal terzo decennio del Seicento, una nuova propensione verso il collezionismo di soli dipinti che inizialmente affianca e poi supera l’interesse per le antichità. In questa sala sono raccolte opere seicentesche di piccolo e medio formato, provenienti esclusivamente da raccolte private lagunari, entrate a far parte del patrimonio del museo lungo il corso del XIX secolo. Si tratta di dipinti per lo più di artisti presenti sulla scena veneziana nel corso della prima metà del Seicento: Domenico Fetti, Johann Liss, Nicolas Regnier, Carlo Saraceni, Bernardo Strozzi. Il punto focale della sala è rappresentato dalla parete diagonale dove, sullo sfondo di una splendida stoffa donata da Rubelli, trova posto una forte concentrazione di dipinti disposti a tutta altezza e in più file, ad evocare i gusti e le scelte di una quadreria seicentesca. Si tratta in realtà di una ricostruzione ipotetica, supportata da quanto emerso dagli studi recenti sulla base delle fonti letterarie e della ricerca archivistica. Com’era nel gusto del tempo, le opere dei pittori moderni, con soggetti desunti prevalentemente dalla storia sacra e dalla mitologia, convivono con esemplari di pittura pastorale tardo cinquecentesca e di pittura di genere di area fiamminga, che godevano entrambi di un’indiscussa fortuna, accostati a dipinti, dei secoli passati, di soggetto religioso anche a carattere devozionale.         

Nella quinta sala, caratterizzata da una grande finestra centinata che guarda verso la facciata palladiana del Convento dei Canonici Lateranensi, protagonista è la straordinaria architettura di Andrea Palladio. Per tale motivo si è scelto di non esporvi alcuna opera ma di allestire la sala con un grande schermo, dove scorrono i materiali illustrativi delle trasformazioni architettoniche ed urbanistiche dell'insula e del complesso edilizio che ospita le Gallerie dell'Accademia (Scuola grande della Carità, Convento dei Canonici Lateranensi e sale espositive costruite a partire dalla prima metà dell'Ottocento). I materiali video sono stati elaborati nel quadro di un progetto di ricerca, del 2010, intitolato Visualizing Venice e svolto dall’Università Iuav di Venezia in collaborazione con la Duke University (Durham - NC, USA) e l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA).