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Da oggi 26 aprile le opere della pittrice veneziana Rosalba Carriera sono state collocate in deposito per motivi conservativi. Al loro posto – sempre nella Sala V – viene presentata l'importante serie di dipinti realizzata da Pietro Longhi, con scene di vita quotidiana della Venezia del Settecento. 

Pietro Longhi

Dopo aver esordito con opere di contenuto storico e religioso, di cui il Pitagora filosofo è un esempio tardo essendo il dono d’ammissione dell’artista stesso all’Accademia, Pietro Longhi ottiene prestigio europeo dipingendo, tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta, scene di genere, inedite per la città lagunare, ma in forte dialogo con le esperienze internazionali dell'epoca, quali quelle degli olandesi Teniers e Steen, dei francesi Watteau e Chardin, e dell'inglese Hogarth.

I salotti, le botteghe e le piazze lagunari sono l’ambiente delle vedute “sociali” di Longhi, che si possono leggere come un buon contraltare a quelle urbane e monumentali di Canaletto; e i soggetti, siano essi patrizi, borghesi o popolani, vengono da lui raccontati con vivacità, malizia e leggera ironia.

Delle opere esposte, il Concertino, grazie alla firma e alla data autografa “Pietro Longhi 1741” sul retro della tela, è un punto di riferimento cronologico importante per l’inizio di questa produzione; mentre si riesce a seguire la storia collezionistica del Sarto dal suo primo possessore e probabile committente, il procuratore di San Marco Nicolò Venier, ritratto nel quadro sulla parete, fino al pronipote Girolamo Contarini, che lasciò questo e le altre scene di genere in eredità alle Gallerie dell’Accademia.

I dipinti sono ora presentati con le cornici originali ottocentesche che probabilmente furono approntate per loro al momento dell’entrata alle Gallerie (1838); ritrovate nei depositi del museo sono state restaurate anche con il contributo degli Amici dei Musei Veneziani.