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SALA ATTUALMENTE CHIUSA

Nella vivace temperie artistica della Venezia del secondo Cinquecento, Veronese gareggia con gli altri grandi, Tintoretto e Tiziano in primis, per ripensare modelli noti e trovare nuove invenzioni appropriate ai diversi contesti di committenza.

Nella Madonna col Bambino, i santi Giuseppe, Francesco, Giovannino, Girolamo e una santa martire, forza (come del resto già aveva fatto Tiziano nella Pala Pesaro ai Frari) il tradizionale schema frontale ruotando lateralmente l’asse del trono di Maria ma disponendo i santi in basso parallelamente alla superficie della tela. La soluzione guadagna in dinamismo attraverso un intreccio di sguardi e gesti tra la Vergine e il Bambino e i santi patroni della famiglia del committente (Francesco Bonaldo), dichiarando la devozione collettiva di quest’ultima.

Per suggerire simili legami tra le figure, Veronese sfrutta l’architettura come principio organizzativo dell’immagine. Questo avviene anche nel Convito in casa di Levi, che si impernia su un’elaborata struttura architettonica ispirata alla scena del teatro romano antico, formata da un proscenio e da un fondale dipinto. L’imponente loggia scandisce lo spazio sia in profondità, ponendosi tra il piano avanzato delle scale e quello arretrato dello sfondo urbano, sia lateralmente, sfruttando le arcate per suddividere la scena in porzioni uguali e distribuire le figure. Questa scenografica ripartizione della superficie pittorica permette all’occhio di fissare un ordine simmetrico complessivo, mentre si muove da un personaggio all’altro. L’apertura al centro ci mette in comunicazione diretta con Cristo, e dunque in simbolica comunione con lui, un fatto importante per i frati di Santi Giovanni e Paolo, che potevano osservare la tela nel loro refettorio.

Veronese rivela una particolare abilità nel presentare le sue monumentali composizioni come percorsi di ascesa morale e spirituale per lo spettatore, che viene invitato, grazie a efficaci meccanismi visivi, a seguire con lo sguardo figure che incarnano un modello di perfezione, come nell’Incoronazione della Vergine o nelle due Assunzioni qui esposte.

Per mettere in opera congegni così ben calibrati, l’artista si avvale anche di una organizzata bottega familiare, che ne porterà avanti lo stile ben dopo la sua morte. Pur se il numero considerevole di disegni suggerisce che Veronese progettasse le composizioni e ne coordinasse la realizzazione, la qualità difforme sembra tradire la presenza di collaboratori, in particolare nell’Incoronazione e nell’Assunzione dalla chiesa di San Giacomo.