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La tela, di cui esiste una copia antica conservata presso il Musèe Fesch di Ajaccio, è entrata nelle collezioni del museo come opera di Caravaggio. Dopo varie vicende attribuzionistiche è stata ricondotta da Roberto Longhi (1943) al catalogo giovanile di Mattai Preti.

Omero, il grande poeta dell’antica Grecia, è rappresentato con la testa cinta di alloro mentre accompagna con il violino il canto dei suoi epici versi. La luce colpisce il vecchio poeta cieco che viene descritto con grande naturalismo nell’espressione intensamente drammatica del volto.

Completamente abbandonato al suono della musica, è raffigurato con il capo reclinato e le labbra dischiuse in un momento di grande tensione emotiva, intensificata dal forte contrasto chiaroscurale del dipinto. La disinvoltura dimostrata nel trattamento di questo tema è sintomo della vasta sensibilità classica del pittore, nato ed educato a taverna, antica città della Magna Grecia che vanta una lunga traduzione letteraria.

Si tratta, come già sostenuto da Longhi, di un’opera riferibile al periodo giovanile di Preti, per la quale è stata proposta una datazione intorno al 1635 (Spike 1999).