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Proveniente dal terzo altare a destra della chiesa di San Giobbe, dedicato alla Purificazione della Vergine, la pala, firmata e datata al 1510, è stata probabilmente commissionata da Pietro di Matteo Sanudo, il cui stemma è ancora visibile sulla cornice marmorea in loco. Carpaccio raffigura, sotto a una cappella absidata e decorata con marmi policromi e mosaici dorati, l’episodio della presentazione di Gesù al Tempio quaranta giorni dopo la sua nascita alla presenza del Sommo Sacerdote Simeone, pendant simmetrico della Vergine. Seguendo la lezione della vicina Pala di San Giobbe di Giovanni Bellini, che si trovava originariamente alla destra della tavola in questione, l’artista ne riprende lo schema piramidale, la lampada sospesa, il gruppo di angeli musicanti, la relazione con l’architettura reale e il numero ridotto di figure: la tipologia, tuttavia, non gli è congeniale, dato evidente da un confronto con le sue migliori e ben più vivaci produzioni di cicli narrativi per le scuole. All’originalità degli episodi della Genesi e dell’Apocalisse raffigurati sul piviale di Simeone si contrappone la ripetitività dei volti femminili perugineschi, che ricordano quelli delle martiri inginocchiate dell’Apoteosi di Sant’Orsola, con cui probabilmente condividono il disegno preparatorio, conservato all’Ashmolean Museum di Oxford (WA 1977.17 recto).