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La tela, raffigurante il “Sacrificio di Isacco”, condivide la vicenda collezionistica con l’“Abele pianto dai genitori”, che può considerarsi suo pendant: entrambe infatti sono documentate, intorno al 1843, nella collezione Giovanelli di Venezia.

Il “Sacrificio di Isacco” si caratterizza per uno sviluppo orizzontale che lo differenzia da un’altra versione, dello stesso soggetto, conservata d Firenze (Galleria degli Uffizi).

Il dipinto raffigura Abramo che si sta preparando a sacrificare il figlio Isacco, quando interviene l’angelo a fermarlo comunicandogli il volere divino. A sinistra si apre un paesaggio bagnato dalla calda luce del tramonto ce, contrapposta all’oscurità che predomina nel pendant, simboleggia il dono divino della vita (Klessmann 1999).

Secondo Filippo Pedrocco (2000) entrambe le tele manifestano un avvicinamento all’opera di Paolo Veronese che sarà dimostrato in modo più evidente nel “San Girolamo ispirato dall’angelo” della chiesa veneziana di San Nicolò da Tolentino e nella “Visione di San Paolo” (Berlino, Staatliche Museen, Gamäldegalerie).

La tela si può datare allo stesso periodo dell’ “Abele pianto di genitori”, ossia ad un momento tardo della produzione dell’artista.