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Soggetto tra i più rappresentativi della produzione matura di Domenico Fetti, questo David riassume le caratteristiche di fantasiosa sprezzatura del pittore ma anche la vena di struggente malinconia propria del suo repertorio. Il giovane eroe biblico è abbigliato come un moderno cavaliere, gli sbuffi esuberanti delle maniche e delle calze e il cappello piumato sembrano connotare un abito da parata più che la durezza di uno scontro all’ultimo sangue. Nulla lascia intuire la violenza della lotta contro il gigante Golia né l’efferatezza della sua decapitazione attraverso la pesante spada. Del dipinto esistono varie versioni con alcune modifiche non sostanziali, conservate nei musei di Dresda (Gemäldegalerie) e Mosca (Puskin), dall’analogo fondo scuro omogeneo di lontano sapore caravaggesco. È possibile datare l’opera al 1617-1619, quando il pittore si trovava ancora al servizio di Ferdinando II Gonzaga a Mantova e prima, quindi, del suo trasferimento a Venezia, avvenuto solo nel 1622. Nella città lagunare Fetti fu protetto da Giorgio Contarini degli Scrigni, anche se la collocazione della tela nella collezione Contarini è documentabile solo a partire dal 1766, quando è riferita al suo principale seguace, il tedesco Johann Liss.