Questo fregio, che in origine doveva essere collegato ad altri analoghi nella Sala del Magistrato del Cattaver, passa successivamente al depositorio della Commenda di Malta per poi trovare sede definitiva alle Gallerie dell’Accademia nel 1838. La tela raffigura una sorta di sacra conversazione in cui Cristo benedicente siede al centro su un trono marmoreo (sulla base del quale si trova incisa la data 1469), accompagnato, ai lati, dai santi Vincenzo Ferreri, Agostino, Elena e Francesco, sotto a una loggia con ampie finestrature da cui si si scorgono vaste porzioni di cielo. Sui pilastri del loggiato si trovano quattro stemmi, probabilmente legati ai magistrati responsabili della commissione dell’opera, mentre nella porzione inferiore ve ne sono altri più piccoli che però, come ha messo in evidenza l’ultimo restauro, sono stati realizzati su carta e incollati sul dipinto in una fase successiva. Degli scudi coevi è riconoscibile soltanto quello a sinistra del Redentore, a strisce blu e dorate, che identifica la famiglia Contarini. Il fregio, che nell’Ottocento ha subito una decurtazione e un riassemblaggio per adattarlo alle pareti del museo, è stato sottoposto ad almeno sette interventi di restauro nel corso dei secoli, dato che ha reso ancor più ardua l’identificazione dell’autore. Tra Settecento e Ottocento si tendeva a collocare il dipinto nell’ambito vivariniano, propendendo, in particolar modo, per Andrea da Murano. Successivamente si è pensato a un pittore padovano vicino all’artista che dipinse l’Arco trionfale del doge Nicolò Tron (1471-1473 circa, Gallerie dell’Accademia, cat. 53, sala III), a Ruggero Veneziano e infine alla bottega di Giovanni Bellini. Oggi si preferisce riconoscerne l’autore nel cosiddetto Maestro del Fregio del Cattaver, cui sono assegnate anche le figure laterali di san Francesco e san Vittore del Trittico della Natività proveniente dalla chiesa della Carità (Gallerie dell’Accademia, cat. 621, sala III) e la Pietà della Gemäldegalerie di Dresda (inv. Gal.-Nr. 52 A).
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