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I quattro dipinti verticali facevano parte del ciclo pittorico sul tema della Redenzione nella chiesa di San Nicolò della Lattuga, eseguito dalla bottega di Veronese alla fine degli anni settanta del XVI secolo. Sono le guide antiche (Boschini e Zanetti) a testimoniare il contributo che Carletto Caliari, figlio di Paolo Veronese, avrebbe apportato alla decorazione della chiesa: oltre alle quattro tele verticali con gli angeli, avrebbe dipinto tre quadri, purtroppo oggi andati perduti.

Nondimeno, l'attribuzione delle tele rimane in parte controversa, vista la giovane età che il figlio di Paolo Veronese avrebbe avuto negli anni della decorazione della chiesa. L'ipotesi alternativa di attribuire i dipinti  a Benedetto Caliari, in quel momento sicuramente attivo per il ciclo, non regge ad un'analisi stilistica. Pertanto la critica ha ipotizzato che l’intervento di Carletto sia stato ritardato rispetto alle altre parti del ciclo e avvenuto verso il 1588 circa. L'ipotesi risulta plausibile tenuto conto che, nonostante le quattro tele contribuiscano al messaggio simbolico della decorazione, non ne fanno intrinsecamente parte e potrebbero quindi essere state aggiunte in un secondo momento.

Le tele con gli angeli erano collocate ai lati della pala dell'altare maggiore di Tiziano, raffigurante la Vergine col bambino in gloria con sei santi, oggi conservata ai Musei Vaticani.

In ciascuno dei quattro comparti è raffigurato un angelo, dalle fisionomie tipicamente veronesiane, accompagnato da attribuiti della Passione. Nel primo, sulla Croce rappresentata di scorcio, sventola disteso il velo della Veronica, assieme a flagelli e corde, alla canna con la spugna e ai dadi. Nella seconda tela la tunica di Gesù, di un rosa cangiante, è accompagnata da martelli, tenaglie e chiodi. Nel terzo riquadro a fare da protagonisti sono la corona di spine, alcune fiaccole, una lanterna, una brocca e il catino di Pilato. Nell'ultimo, il putto è rappresentato nell'atto di sorreggere la colonna a cui Cristo venne legato durante la flagellazione, mentre sullo sfondo si stagliano un guanto di ferro, il gallo, la scala e la lancia di Longino.

Tali attributi volevano alludere al sacrificio compiuto da Gesù Cristo, grazie a cui fu resa possibile la redenzione dell'umanità intera da tutti i peccati.