Originariamente conservata presso la Galleria del conte Algarotti l’opera viene acquisita dagli eredi Belloni Corniani Algarotti a Padova; passata successivamente nella raccolta veronese della famiglia Milani, entra a far parte della collezione delle Gallerie dell’Accademia nel 1910 tramite acquisto dello Stato.
Si tratta del modello di un dipinto andato perduto, commissionato da Francesco Algarotti per la Galleria di Augusto III a Dresda e realizzato da Pittoni tra il 1743 e il 1744 come documentano i pagamenti al pittore. Il modello, ricordato in una lettera inviata al ministro Heinrich von Brühl del 1743, presenta una scena concitata dai molteplici focus narrativi: sulla destra il comandante romano Crasso si scontra con il tesoriere Eleazaro, a sinistra un secondo sacerdote tenta disperatamente di salvare alcune suppellettili avvolgendole in un telo, mentre nel primo piano sulla sinistra alcuni soldati littori sono intenti ad aprire uno scrigno contenente altri preziosi. Nelle due figure di soldati, dipinte in secondo piano oltre l’ingresso ad arco, è stato riconosciuto un riferimento al trasporto della trave d’oro che Eleazaro aveva ceduto invano a Crasso, al fine di preservare le ricchezze del tempio.
Nella dimensione spaziale, Pittoni riprende la fuga prospettica dell’Annibale che giura odio ai Romani, dipinto circa vent’anni prima e conservato presso la Pinacoteca di Brera; per i profili e le pose dei personaggi, l’artista ricorre ad un proprio repertorio figurativo, già sperimentato nelle varie versioni del Sacrificio di Polissena degli anni Quaranta del Settecento. Tuttavia, non si limita ad una mera riproposizione formale, ma inserisce appositamente elementi narrativi che conferiscono un carattere drammatico e teatrale alla scena. Un foglio conservato presso il Gabinetto disegni e stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia (cat. n. 49; inv. n. 1610), documenta lo studio meticoloso di particolari anatomici del soldato posto in prossimità del margine sinistro della tela. Tale figura tiene nella mano sinistra un’insegna militare romana che si contrappone alla Menorah avvolta nel fumo, simbolo del perduto tempio di Gerusalemme.