L’Annunciazione è l’ultima opera pubblica eseguita da Régnier per Venezia, città nella quale si trasferì nel 1627, rimanendovi fino alla morte nel 1667. Il termine post quem per datare le due tele, l’Angelo annunciante e l’Annunciata, originariamente conservate nella chiesa veneziana di santa Teresa e forse commissionate da uno dei principali sostenitori del pittore in laguna, il mercante Giovanni Pietro Tirabosco, è l’edizione della Venetia città nobilissima di Martinioni (1663) che non le cita, mentre esse compaiono nelle guide cittadine, a partire dalla seconda edizione delle Ricche Minere della pittura veneziana di Marco Boschini (1674). Documentate nell’abside della chiesa è possibile che le tele funzionassero originariamente da ante d’organo, anche il relazione al tema dell’Annunciazione, solitamente connessa alla musica in quanto l’incarnazione nel ventre di Maria avveniva per il tramite delle parole dell’angelo udite dalla Vergine. Una datazione tarda è confermata dalla lettura stilistica delle opere, dal registro monumentale e dalla accentuata tornitura delle figure. La tavolozza, che accentua progressivamente i toni metallici, immerge la composizione in una luce dorata, recuperando suggestioni della pittura nordica e della prima formazione del pittore avvenuta ad Anversa con Abraham Janssen. Accenti naturalistici, connessi invece all’esperienza caravaggesca romana di Régnier, sono evidenti anche nello straordinario brano di natura morta in primo piano con la caraffa di fiori che allude alla purezza e verginità di Maria.
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