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La tavola, originariamente divisa in due sportelli, proviene dalla chiesa di Santa Maria dei Servi a Venezia, dove decorava l’altare delle reliquie. La commissione a Bonifacio si deve, con ogni probabilità, al noto padre e cronachista del tempo Anselmo Gradenigo, responsabile anche dell’affidamento a Jacopo Sansovino del nuovo altare. Il carattere didascalico e fortemente descrittivo dell’opera, corredata da scritte e passi del Vangelo, e in particolare il dialogo tra Cristo e l’apostolo Filippo (Gv 14, 8), è strettamente legato alla sua funzione e al culto delle reliquie. Stilisticamente l’opera richiama la prima affiliazione di Bonifacio all’arte di Palma il Vecchio, di cui fu probabile allievo e poi costante collaboratore, al punto che in passato la critica ne ha addirittura ipotizzato una paternità condivisa tra i due maestri. Nonostante il carattere palmesco delle figure, la commissione dei Servi è ancorata al 1533, quando, secondo un’antica iscrizione, fu ricostruito il nuovo altare.